Epicondilite
L’epicondilite laterale classica (gomito del tennista) dipende da ripetuti microtraumi, con conseguente degenerazione del tendine dell’estensore radiale breve del carpo. Ipersollecitazioni muscolari eccentriche e ripetute intervengono nello sviluppo dell’epicondilite laterale. Anche lo svolgimento di attività inusuali per il paziente o una sindrome da ipersollecitazione possono essere indicati come fattori determinanti nella genesi di tale patologia. Il dolore durante l’estensione contro resistenza del polso, e la completa estensione del gomito permette di distinguere l’interessamento dell’estensore radiale lungo del carpo da quello dell’estensore radiale breve del carpo. Come per altri disturbi a carico del gomito, è importante effettuare un corretto esame obiettivo della spalla per escludere quest’ultima come causa primaria, nello squilibrio muscolo-articolare dell’arto superiore.
Protocollo Riabilitativo
Il protocollo riabilitativo nell’epicondilite si articola in tre fasi.
Nella prima fase (acuta) l’obiettivo principale consiste nel ridurre l’infiammazione e il dolore a livello muscolare. Gli esercizi sub massimali possono essere iniziati già in tale fase se non causano dolore. I metodi consigliati per il trattamento del dolore e dell’infiammazione sono:
- Crioterapia, con applicazione della borsa del ghiaccio per un tempo max di 15 minuti. Ripetere l’applicazione dopo 20 minuti, per almeno tre volte.
- Massaggio Trasverso Profondo sulle inserzioni tendinee dei muscoli coinvolti
- Tecarterapia in modalità Resistiva sulle inserzioni tendinee, ed in modalità Capacitiva lungo le fasce dei muscoli interessati.
E’ importante in questa prima fase evitare movimenti dolorosi e di sovraccarico del gomito.
La seconda fase (subacuta) prevede il potenziamento attivo e la ripresa dell’attività funzionale. Sia il potenziamento eccentrico, sia quello concentrico sono usati per i gruppi muscolari coinvolti. Verso la fine di questa fase possono essere gradualmente riprese attività sotto sforzo se non compare dolore.
L’obiettivo della terza fase (finale) è il ritorno all’attività sportiva agonistica o precedentemente eseguita dal paziente. Questo obiettivo si raggiunge incrementando gli esercizi di potenziamento e di resistenza con completa articolarità.
Lo schema riabilitativo classico prevede cauti esercizi di stiramento inizialmente in flessoestensione e rotazione del polso. La posizione deve essere mantenuta per 10 secondi e l’esercizio ripetuto 5-10 volte. Se si avverte dolore, gli esercizi di stiramento passivo devono essere evitati. Quando la lesione sia imputabile ad un sovraccarico eccentrico, il potenziamento eccentrico è importante per prevenire le recidive. Il programma contro resistenza comprende la flessioestensione del polso e la pronosupinazione dell’avambraccio. Tali esercizi devono essere eseguiti senza avvertire dolore.
Si pensa che un tutore possa diminuire la contrattura muscolare attenuando la tensione muscolare a livello dell’unità muscolocutanea interessata. L’uso del tutore va inteso come ausilio agli esercizi di potenziamento muscolare e non come sostituto.
L’epicondilite è una patologia comune, spesso di lunga durata se non si interviene rapidamente ai primi sintomi di dolore. Per questo motivo, è importante che le fasi del protocollo riabilitativo siano eseguite in assenza di dolore o che questo sia minimo. Le ipersollecitazioni collegate all’attività agonistica o di vita quotidiana, devono essere ridotte modificando alcuni parametri quali la frequenza, l’intesità e la durata.
Bibliografia
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- Brent Brotzman : Riabilitazione in Ortopedia e Traumatologia, 1998 UTET
Morrey BF: Biomechanics of the elbow and forearm, Orthop Sports Med 17:840, 1994
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