La Riabilitazione dell’Atleta

Il concetto di guarigione clinica di una lesione osteo-muscolo-tendinea in un atleta deve sempre essere valutato alla luce di una completa ripresa del distretto leso, dei distretti ad essi collegati e delle ripercussioni su tutto l’organismo, il tutto correlato alla specialità praticata.
Per questo nell’atleta un approccio precoce e specifico equivale a metà dell’opera del recupero totale.
riabilitazione atleta - Fisioterapista Antonio SiepiLa riabilitazione ben eseguita, in grado di garantire l’assenza di dolore, lo “spegnimento dell’infiammazione”, il recupero dell’articolarità e della funzione articolare o comunque delle strutture lese con rispetto severo dei tempi e dei modi rappresenta nell’atleta solo il 50% della terapia.

La riabilitazione in medicina dello sport ha quindi come presupposto due momenti fondamentali, il primo relativo alla lesione acuta sino alla guarigione e alla ripresa funzionale con ripristino dell’autonomia dell’atleta agli effetti del suo lavoro; il secondo comprendente il riallenamento e il riadattamento specifico dell’allenamento tecnico di una determinata specialità. E’ altrettanto vero che questi due momenti non sono nettamente distinti , ma strettamente legati l’uno all’altro e l’ultima parte del primo e la prima parte del secondo, oltre ad essere continuativi, hanno ampie aree temporali e tecniche di sovrapposizione.
L’obiettivo finale della riabilitazione è sia il recupero completo delle gestualità sportive che il paziente era in grado di effettuare prima dell’infortunio sia l’ottenimento di un miglioramento specifico che lo protegga dalle condizioni che hanno provocato il danno.
Queste gestualità in parte sono comuni a diverse discipline sportive, come per esempio la corsa e i balzi, e in parte sono specifiche per ognuna di esse, come la battuta nel tennis o lo swing nel golf.
In tutti i casi sono il risultato di una somma di qualità psico-neuro-motorie che l’atleta è riuscito a maturare durante la sua carriera e che devono essere riprese durante il periodo della riabiltazione.
La profilassi delle lesioni muscolari può essere definita come l’insieme degli accorgimenti coinvolgenti tutte le parti dell’allenamento, atti a prevenire l’insorgenza di lesioni muscolari acute (distrattive) e croniche. Ovviamente ciò non vale per lesioni contusive da trauma diretto, in quanto eventi imprevedibili; tuttavia un muscolo ben allenato e condizionato può riportare un danno minore a parità di forza traumatica e può riparare meglio e in minor tempo.
La prevenzione deve iniziare da un’accurata valutazione semeiologica delle condizioni muscoloscheletriche dell’atleta all’inizio della stagione e quindi periodicamente al fine di evitare eventuali paramorfismi, atteggiamenti errati, elevate tensioni muscolari localizzate, o alterazione dei rapporti agonisti-antagonisti nelle articolazioni principalmente coinvolte nel gesto atletico specifico.
L’allenamento deve quindi evitare sovraccarichi che possano determinare alterazioni del rapporto agonisti-antagonisti, elevate tensioni muscolari e soprattutto alterazioni metaboliche muscolari con eccessivo accumulo di prodotti catabolici .

Estremamente importante è il riscaldamento, che può essere definito come l’attività che mentalmente e fisicamente prepara l’atleta all’attività di allenamento e agonistica.
In generale il riscaldamento comprende attività di corsa, esercizi di mobilizzazione articolare contro resistenza, stretching dinamico, e una parte di esercizi specifici per ogni determinata specialità, che l’atleta esegue al di sotto del livello massimale.
L’effetto fisiologico è di “riscaldare” il muscolo, aumentando la vascolarizzazione periferica, e prepararlo alla massima espressione di potenza, facendo iniziare progressivamente i processi metabolici alla base della contrazione muscolare specifica e finalizzata.
Il riscaldamento provoca una diminuzione della viscosità muscolare, la diminuzione della sensibiltà dei fusi muscolari allo stiramento, favorendo così il rilasciamento muscolare: in questo senso risultano più  basse le probabilità di lesioni muscolari di sovradistensione o da eccessiva o improvvisa contrazione.
In sostanza una parte preventiva delle lesioni muscolari deve partire dalle seguenti basi:

  • idonea preparazione (riscaldamento, allenamento)
  • adeguata coordinazione motoria
  • congrua flessibiltà (ottenibile con la pratica costante dello stretching)
FATTORI DI RISCHI MISURE PREVENTIVE
 Assenza o inadeguato riscaldamento Esercizi di riscaldamento generale e locale( stretching, corsa leggera,massaggio
Sovrallenamento o gare troppo ravvicinate Programmazione adeguata sulla progressione dei carichi di lavoro, sulla distribuzione delle gare
Errori dietetici Sistematica idratazione-ristoro prima, durante e dopo la gara
Conoscenza dei fattori costituzionali predisponenti (età, aumento tensioni muscolari, ecc ecc) Programma di allenamento personalizzato
Alterazioni morfostrutturali Correzioni posturali
Alterazioni neuromuscolari Test di valutazione muscolare, correzione del gesto tecnico
Fattori anatomici: particolari inserzioni muscolari ossee, muscoli fisiologicamente contratti Esercizio di allungamento attivo, specificità del lavoro di potenziamento
Materiali o terreni di allenamento inadatti

(superfici troppo dure o troppo elastiche)

Scelta delle calzature, scelta dei materiali
Fattori climatici ( freddo, umidità, temperature elevate) Riscaldamento, preparazione al clima, abbigliamento adatto all’allenamento

Programma riabilitativo

Dopo un periodo di tempo di riposo, proporzionala all’entità della lesione muscolare ( periodo che può essere stabilito in base alla sintomatologia clinica soggettiva e ai risultati delle analisi strumentali) l’atleta può iniziare un cauto allenamento senza esasperazione del gesto atletico, associato alle singole sedute specifiche riabilitative.
Il recupero deve essere graduale e pianificato quotidianamente in base alle sensazioni soggettive dell’atleta.
Valgono le sigle mnemoniche degli Autori anglosassoni: REST ( resume exercise below soreness threshold cioè : riprendere l’esercizio al di sotto della soglia del dolore) e la sigla SAID (specific adaptation to imposed demands, vale a dire : adattare l’individuo alle richieste sul piano fisico che si possono presentarsi durante la specifica attività atletica)
Per quanto riguarda l’atletica leggera, per esempio, il programma riabilitativo verterà principalmente sul ripristino della forza veloce e resistente e non sullo sviluppo della forza massima. La muscolatura di chi pratica l’atletica leggera deve essere sì forte ma non eccessivamente voluminosa affinchè non costituisca un peso inutile sia per la corsa sia per i salti.
Successivamente, anche quando l’atleta ha raggiunto un livello di esecuzione sicuro e gli è stato concesso di riprendere l’attività, deve essere richiamato per una valutazione periodica nei primi sei mesi della lesione e in seguito prima della preparazione invernale onde scongiurare recidive e/o complicazioni.

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