La sindrome femoro-rotulea

La sindrome femoro rotulea può essere definita come un dolore retrorotuleo o perirotuleo che deriva da cambiamenti meccanici e biochimici della articolazione femoro-rotulea.
Può essere distinta dalla condromalacia che rappresenta già una degenerazione o una lesione della cartilagine rotulea.
Solitamente i pazienti con Sindrome Femoro Rotulea hanno un dolore anteriore al ginocchio che si presenta solitamente con l’attività e spesso peggiora scendendo le scale o camminando in discesa. Il dolore può inoltre essere peggiorato da una posizione seduta prolungata (Segno del cinema).
Questa sindrome può coinvolgere una o entrambe le ginocchia.
La rotula si articola con il femore e scorre in una sorta di solco mentre compiamo dei movimenti di flessione e estensione. Durante questi movimenti la rotula non solo scorre in alto e in basso ma può ruotare, scivolare lateralmente e sollevare il suo bordo interno o quello esterno (TILT)  Questo genera contatti in diverse zone sia della rotula che dei condili femorali.
I ripetuti contatti in queste aree spesso associati a un cattivo allineamento della rotula sono le più probabili cause della Sindrome Femoro Rotulea che portano con il tempo allo sviluppo di dolore. Il dolore non deve essere confuso con il dolore dovuto alla tendinopatia rotulea che ha cause e trattamento differenti.
Sono state identificate diverse cause del dolore femoro rotuleo tra le quali quella biochimica, quella muscolare e il sovraccarico funzionale (overuse). La letteratura e  l’esperienza clinica insegnano che probabilmente la causa è multifattoriale e che una corretta e approfondita valutazione funzionale permette di creare programmi terapeutici individualizzzati.

Sovraccarico

Piegare il ginocchio aumenta la pressione tra la rotula e i suoi vari punti di contatto con il femore.
Le attività che richiedono ripetuti piegamenti e impatti come nella corsa (in particolare in discesa) o nel salto possono essere fattori favorenti la patologia.
Il carico che può causare il dolore e  peggiorare il danno cartilagineo dipende da diversi fattori quali il tono muscolare, la lunghezza muscolare, il livello di allenamento e lo stato di salute psicofisica del soggetto ed infine, come vedremo, l’allineamento dell’apparato estensore. L’insieme di tutti questi fattori può spiegare perchè questa patologia colpisca anche le persone sedentarie.

L’allineamento dell’apparato estensore

Sebbene siano stati compiuti numerosi studi non è stata ancora individuata una causa biomeccanica primaria di dolore femoro rotuleo. Sono stati invece individuati diversi fattori di rischio e sono state formulate diverse teorie.
Piede Pronato: i piedi pronati e i piedi piatti sono quei piedi che mancano di un corretto supporto dell’arco mediale.
La pronazione del piede causa come compenso una rotazione interna della tibia o del femore che altera il corretto allineamento della rotula.
Spesso in questi casi dopo una attenta valutazione può essere utile utilizzare una ortesi che corregga l’arco plantare o in altri casi che stimoli il piede verso la supinazione.
Piede cavo: il piede cavo al contrario di quello pronato è un piede che ha un arco plantare più accentuato.
Un arco plantare di questo tipo solitamente è rigido e non riesce ad ammortizzare correttamente i carichi quando il piede appoggia sul terreno.
Un piede che non ammortizza, durante la corsa o il salto, scarica tutte le sollecitazioni sul ginocchio stressando le strutture capsulo legamentose della articolazione femoro rotulea.
Angolo Q: la valutazione di questo angolo tra l’asse del femore e quello della tibia è stato considerato per molti anni la principale causa della Sindrome Femoro Rotulea e ha portato a sviluppare anche una serie di interventi chirurgici (Riallineamento dell’apparato estensore).
Recentemente diversi studi hanno dimostrato che esiste una grande variabilità e che l’ampiezza di questo angolo non sembra correlare con i disturbi femoro-rotulei.Il clinico dovrebbe quindi evitare di dare troppa enfasi a questa variante anatomica che può spingere il paziente a credere il il suo dolore sia irrisolvibile.
Cause Muscolari:Le principali cause muscolari dei disturbi femoro rotulei possono essere divise in due grandi categorie: le debolezze muscolari e la mancanza di flessibilità.
La debolezza del quadricipite in particolare del vasto mediale rappresenta uno degli aspetti più sottolineati ma una valutazione attenta permette di individuare anche una serie di altre disfunzioni muscolari che fanno da guida al trattamento conservativo/riabilitativo.

Il trattamento

Il fulcro del trattamento riabilitativo è il riequilbrio muscolare dell’apparato estensore o meglio di tutto l’arto inferiore e il bacino.
In molti casi può essere utile un test isocinetico per quantificare il deficit di forza e il rapporto fra muscoli estensori e flessori. Inoltre è importante valutare l’equilibrio muscolare e il controllo attivo delle articolazioni dell’anca e della caviglia che, come abbiamo visto, giocano un ruolo fondamentale nel ridurre il sovraccarico a livello della articolazione femoro rotulea.
Uno degli strumenti utili per quantificare il controllo propriocettivo dell’anca, del ginocchio e della caviglia è la pedana stabilometrica.
Il trattamento di un problema così complesso deve essere necessariamente individualizzato e deve essere preceduto da una attenta valutazione che sappia determinare tutti i fattori contribuenti al disturbo.
Solitamente viene richiesto un riposo relativo dalle attività sportive che possono creare sovraccarico, possono essere invece mantenute alcune attività aerobiche come il nuoto, la camminata e l’ellittica.
L’uso del ghiaccio dopo l’attività è consigliabile per mantenere sotto controllo il dolore e l’infiammazione.
Gli antiinfiammatori non steroidei non hanno dimostrato di essere più efficaci delle altre terapie conservative il loro uso deve quindi essere concordato con il medico e valutato caso per caso.
Durante il percorso riabilitativo solitamente il terapista cerca di migliorare la qualità del movimento attraverso la terapia manuale, la mobilizzazione articolare, e allungando i muscoli più rigidi in modo mirato inoltre può fare uso, se necessario per controllare il dolore, di terapie fisiche.
L’uso del taping e di eventuali ortesi (ginocchiere, plantari ecc. ) è molto controverso. Il tape e le ginocchiere sembrano essere efficaci, in particolare, per ridurre il dolore percepito dal paziente mentre sembrano non essere utile per modificare la direzione di movimento della rotula.
L’uso di plantari può essere invece utile in quei soggetti in cui il piede influenza negativamente la biomeccanica di tutto l’arto inferiore. In molti casi può essere sufficiente scegliere le calzature più adatte al tipo di sport e di piede facendosi consigliare da personale specializzato.
Anche in questo caso la valutazione sull’utilizzo di questi strumenti va fatta di volta in volta secondo le necessità.
La seconda fase dell’intervento riabilitativo è quella rieducativa nella quale attraverso esercizi di rinforzo specifico, stretching, riequilibrio muscolare e propriocettivo si cerca di stabilizzare i risultati ottenuti. In associazione agli esercizi in palestra riabilitativa è molto  utile fornire un programma di esercizi domiciliari.
Il risultato del trattamento conservativo è solitamente buono in particolare se viene mantenuto nel tempo un programma di esercizi di mantenimento e le adeguate modificazioni delle proprie abitudini da parte dei pazienti.

La chirurgia

La chirurgia nella sindrome femoro rotulea rappresenta l’ultima risorsa da utilizzare dopo il fallimento dei trattamenti conservativi e nei casi in cui il danno cartilagineo sia già molto evidente alla Risonanza Magnetica Nucleare. In questi casi il chirurgo può intervenire in artroscopia  con una condro-abrasione e con la condroplastica”che attraverso l’eliminazione del primo strato danneggiato di cartilagine fibrillante (danneggiata), mette a nudo quello più profondo e maggiormente irrorato Questa tecnica ha il vantaggio di consentire lo sviluppo di uno strato di cartilagine più vitale e in buono stato.

In altri casi può scegliere di fare un release del legamento alare (sezione del legamento laterale tra rotula e femore) della rotula allo scopo di permettere alla rotula di centrarsi nella gola condiloidea e ridurre la pressione sulla cartilagine.

Il trattamento chirurgico deve comunque essere sempre seguito da una fase riabilitativavità e rieducativa prima della ripresa della attività sportiva.

Bibliografia

  1. Cutbill JW, Ladly KO, Bray RC, Thorne P, Verhoef M. Anterior knee pain: a review. Clin J Sport Med 1997;7:40-5.
  2. Koh TJ, Grabiner MD, De Swart RJ. In vivo tracking of the human patella. J Biomech 1992;25:637-43.
  3. Reid DC. Sports injury assessment and rehabilitation. New York: Churchill Livingstone, 1992:345-98.
  4. Brukner P, Khan K. Clinical sports medicine. Sydney, Australia: McGraw-Hill, 1993:372-91.
  5. Finestone A, Radin EL, Lev B, Shlamkovitch N, Wiener M, Milgrom C. Treatment of overuse patellofemoral pain. Prospective randomized controlled clinical trial in a military setting. Clin Orthop 1993;(293):208-10.
  6. Thomee R, Renstrom P, Karlsson J, Grimby G. Patellofemoral pain syndrome in young women. I. A clinical analysis of alignment, pain parameters, common symptoms and functional activity level. Scand J Med Sci Sports 1995;5:237-44.
  7. Tria AJ Jr, Palumbo RC, Alicea JA. Conservative care for patellofemoral pain. Orthop Clin North Am 1992;23:545-54.
  8. Milgrom C, Finestone A, Shlamkovitch N, Giladi M, Radin E. Anterior knee pain caused by overactivity: a long term prospective followup. Clin Orthop 1996;331:256-60.
  9. Kannus P, Niittymaki S. Which factors predict outcome in the nonoperative treatment of patellofemoral pain syndrome? A prospective follow-up study. Med Sci Sports Exerc 1994;26:289-96.
  10. Natri A, Kannus P, Jarvinen M. Which factors predict the long-term outcome in chronic patellofemoral pain syndrome? A 7-yr prospective follow-up study. Med Sci Sports Exerc 1998;30:1572-7.
  11. Zappala FG, Taffel CB, Scuderi GR. Rehabilitation of patellofemoral joint disorders. Orthop Clin North Am 1992;23:555-66.
  12. Caylor D, Fites R, Worrell TW. The relationship between quadriceps angle and anterior knee pain syndrome. J Orthop Sports Phys Ther 1993;17:11-6.
  13. Tomsich DA, Nitz AJ, Threlkeld AJ, Shapiro R. Patellofemoral alignment: reliability. J Orthop Sports Phys Ther 1996;23:200-8.
  14. Callaghan MJ, Oldham JA. The role of quadriceps exercise in the treatment of patellofemoral pain syndrome. Sports Med 1996;21:384-91.
  15. Doucette SA, Goble EM. The effect of exercise on patellar tracking in lateral patellar compression syndrome. Am J Sports Med 1992;20:434-40.
  16. LaBrier K, O’Neill DB. Patellofemoral stress syndrome. Current concepts. Sports Med 1993;16: 449-59.
  17. O’Neill DB, Micheli LI, Warner JP. Patellofemoral stress. A prospective analysis of exercise treatment in adolescents and adults. Am J Sports Med 1992; 20:151-6.
  18. Cerny K. Vastus medialis oblique/vastus lateralis muscle activity ratios for selected exercises in persons with and without patellofemoral pain syndrome. Phys Ther 1995;75:672-83.
  19. Powers CM, Landel R, Perry J. Timing and intensity of vastus muscle activity during functional activities in subjects with and without patellofemoral pain. Phys Ther 1996;76:946-55.
  20. Laprade J, Culham E, Brouwer B. Comparison of five isometric exercises in the recruitment of the vastus medialis oblique in persons with and without patellofemoral pain syndrome. J Orthop Sports Phys Ther 1998;27:197-204.
  21. Mirzabeigi E, Jordan C, Gronley JK, Rockowitz NL, Perry J. Isolation of the vastus medialis oblique muscle during exercise. Am J Sports Med 1999; 27:50-3.
  22. Puniello MS. Iliotibial band tightness and medial patellar glide in patients with patellofemoral dysfunction. J Orthop Sports Phys Ther 1993;17:
    144-8.
  23. Winslow J, Yoder E. Patellofemoral pain in female ballet dancers: correlation with iliotibial band tightness and tibial external rotation. J Orthop Sports Phys Ther 1995;22:18-21.
  24. Arroll B, Ellis-Pegler E, Edwards A, Sutcliffe G. Patellofemoral pain syndrome. A critical review of the clinical trials on nonoperative therapy. Am J Sports Med 1997;25:207-12.
  25. Nimon G, Murray D, Sandow M, Foodfellow J. Natural history of anterior knee pain: a 14- to 20-year follow-up of nonoperative management. J Pediatr Orthop 1998;18:118-22.
  26. Sandow MJ, Goodfellow JW. The natural history of anterior knee pain in adolescents. J Bone Joint Surg [Br] 1985;67:36-8.
  27. Greenwald AE, Bagley AM, France EP, Paulos LE, Greenwald RM. A biomechanical and clinical evaluation of a patellofemoral knee brace. Clin Orthop 1996;324:187-95.
  28. Bockrath K, Wooden C, Worrell T, Ingersoll CD, Farr J. Effects of patella taping on patella position and perceived pain. Med Sci Sports Exerc 1993;25:989-92.
  29. Gilleard W, McConnell J, Parsons D. The effect of patellar taping on the onset of vastus medialis obliquus and vastus lateralis muscle activity in persons with patellofemoral pain. Phys Ther 1998;78:25-32.
  30. Kowall MG, Kolk G, Nuber GW, Cassisi JE, Stern SH. Patellar taping in the treatment of patellofemoral pain. A prospective randomized study. Am J Sports Med 1996;24:61-6.
  31. McConnell JS. The management of chondromalacia patellae: a long-term solution. Aust J Physiotherapy 1986;32:215-23.
  32. Powers CM, Landel R, Sosnick T, Kirby J, Mengel K, Cheney A, et al. The effects of patellar taping on stride characteristics and joint motion in subjects with patellofemoral pain. J Orthop Sports Phys Ther 1997;26:286-91.
  33. Gross ML, Davlin LB, Evanski PM. Effectiveness of orthotic shoe inserts in the long-distance runner. Am J Sports Med 1991;19:409-12.
  34. Eng JJ, Pierrynowski MR. Evaluation of soft foot orthotics in the treatment of patellofemoral pain syndrome. Phys Ther 1993;73:62-70 [Published erratum in Phys Ther 1993;73:330].
  35. Federico DJ, Reider B. Results of isolated patellar debridement for patellofemoral pain in patients with normal patellar alignment. Am J Sports Med 1997;25:663-9.
  36. Thomee R. A comprehensive treatment approach for patellofemoral pain syndrome in young women. Phys Ther 1997;77:1690-703.

[fblike]

ORARI UFFICIO

Lunedì – Venerdì 8:30 – 20:00

  +39 089 9952752

RICHIEDI UN APPUNTAMENTO