La degenerazione del disco

Introduzione
La lombalgia è una patologia frequente e prevalente nelle persone in età lavorativa, cioè con un’età compresa tra i 25 e i 45 anni. Costituisce una delle principali cause di assenza dal lavoro, di richieste di visite mediche e di indagini diagnostiche.

Il mal di schiena è come un allarme che ci indica una difficoltà di funzionamento di una sola o più componenti della schiena. Possono essere i muscoli, i legamenti ma l’origine principale dell’80-90% delle lombalgie è data dalle patologie del disco intervertebrale.

Anatomia
Il disco intervertebrale giace tra un corpo vertebrale e l’altro, unendoli insieme per formare un’articolazione. È spesso dai 7 ai 10mm ed ha un diametro di 4 mm a livello lombare.

È formato da due parti principali:

  •         Il nucleo polposo, che si trova al centro del disco, ed è una regione simil-gelatinosa poiché costituita principalmente da acqua.
  •         L’anello fibroso, parte fibrosa circolare composta da una serie di 15-25 anelli concentrici di fibre di collagene, che serve a contenere il nucleo polposo.

Biomeccanica
Il disco intervertebrale è un elemento fondamentale del rachide poichè ammortizza i carichi e permette i movimenti della schiena. Quando aumenta il peso che grava sulla colonna, il disco si schiaccia e si allarga, il nucleo si appiattisce, la sua pressione interna aumenta notevolmente e si trasmette lateralmente verso le fibre dell’anello. In questo modo la pressione verticale viene trasformata in forze laterali. (immagine)
Quando invece ci pieghiamo in avanti, in dietro o lateralmente il comportamento è diverso. Durante la flessione (spostamento verso avanti) il disco viene schiacciato maggiormente sulla parte anteriore ed il nucleo di conseguenza viene spinto nella direzione opposta, cioè posteriormente. Nell’estensione (piegamento verso dietro) accade il contrario: il disco viene schiacciato posteriormente e il nucleo spinto verso i piani anteriori. E quando, infine, ci pieghiamo lateralmente verso destra e sinistra il disco verrà schiacciato nello stesso lato del movimento mentre il nucleo migrerà dalla parte opposta.
In tutti i casi, il nucleo di un disco sano si sposta all’interno di esso, ma viene sempre contenuto dalle fibre dell’anello che lo avvolgono.
Al termine del carico pressorio, il disco torna all’altezza normale ed il nucleo si riporta in sede.
Di seguito viene proposto uno schema indicativo della variazione della pressione intradiscale in rapporto alle posizioni e ai movimenti del corpo.

La patologia degenerativa
La degenerazione del disco avviene per normali processi di invecchiamento e/o patologie. Questo fenomeno consiste in una lenta e graduale perdita di liquidi, che porta la struttura ad essere più densa e rigida, quindi meno mobile e incapace di ammortizzare i carichi. Col passare del tempo si possono formare delle fessurazioni nell’anello fibroso dove, sotto carico, si può dislocare del materiale nucleare. Di conseguenza l’intero disco viene spinto oltre i bordi del piatto vertebrale, dando vita così al PROLASSO discale.
Se la situazione continua a peggiorare, si può arrivare fino all’ERNIA, cioè alla rottura dell’anello fibroso con fuoriuscita del materiale. È importante mettere i evidenza che l’ernia è un fenomeno molto comune e che è presente in un quarto delle persone anche senza dolore. Quindi quando si parla di ernia non necessariamente si ha dolore. Inoltre nell’evoluzione normale della patologia, guarisce spontaneamente senza lasciare disturbi. L’ernia diventa importante quando provoca dolore anche all’arto inferiore (lombosciatalgia) o al perineo, con segni neurologici (disturbi della sensibilità, della motilità, dei riflessi) . Questo fenomeno accade quando il materiale che fuoriesce dal disco va a comprimere le strutture nervose adiacenti alla colonna o dentro il canale midollare.

Trattamento fisioterapico
Lo scopo della fisioterapia non è solo quello di alleviare il dolore ma anche di trattare le cause del sintomo, con l’obiettivo a lungo termine di evitare che la lombalgia si cronicizzi e ritorni.
Nella fase acuta è sconsigliato il riposo prolungato, tranne nei casi gravi in cui il soggetto è impossibilitato a muoversi a causa del dolore. Quando sono prescritti dal medico, i farmaci sono utili per diminuire il dolore, ma non risolvono il problema. In questa fase la fisioterapia può intervenire con la terapia manuale per risolvere contratture muscolari e vizi posturali dominati da tensioni muscolo-tendinee. Questa fase può durare anche diverse settimane, quindi è bene munirsi di pazienza e seguire le indicazioni del medico specialista e del fisioterapista di fiducia.
Terminata la fase iniziale, si passa al trattamento delle cause dell’episodio lombalgico, cioè risolvere i meccanismi che hanno scatenato il dolore stesso. In primo luogo bisogna modificare la postura, per evitare che il disco venga sottoposto a carichi non fisiologici. Il disco ha un metabolismo molto lento, che viene favorito anche da una distribuzione del carico su di esso in modo omogeneo. Da qui il ruolo fondamentale di una postura più fisiologica possibile.
L’obiettivo direttamente conseguente è quello di rieducare il soggetto a muoversi, per il ripristino dei movimenti fisiologici e ad un corretto controllo della muscolatura, fino a che non diventano automatici. Così si eviterà che  le strutture della schiena vengano nuovamente lesionate da abitudini di movimento scorrette.
Nelle ultime fasi della riabilitazione si lavora sulla prevenzione per evitare che il problema non si ripresenti. Quindi verranno analizzati insieme al fisioterapista i potenziali fattori di rischio (come atteggiamenti posturali, abitudini, ambiente e modalità di lavoro) per trovare rimedi e indicazioni per evitarli. Così facendo il soggetto sarà finalmente autore principale della sua salute e non oggetto passivo del dolore.

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